Posto lungo un pendio a 470 metri di altitudine, il medievale Castello di Poreta, arroccato e ferrigno domina l’intera piana compresa tra Spoleto e Trevi, che da qui è possibile ammirare in tutta la sua suggestiva bellezza.
Nell’area in cui sorge e nei suoi immediati dintorni, non sono stati rinvenuti resti romani ad eccezione di un nucleo a sacco documentante una tomba da collegare verosimilmente non ad un insediamento, ma alla strada che si snoda alle pendici del colle su cui il castello si eleva.
Pertanto, probabilmente, il primo nucleo abitato è sorto in epoca altomedievale, quando la popolazione abbandonò la pianura, non più sicura per le incursioni di Ungari e Saraceni, rifugiandosi presso insediamenti in altura.
La più antica documentazione dell’esistenza di abitazioni nella località è del 1196.
Si hanno notizie di un nucleo abitato e già territorialmente costituito, cioè di una villa, solo nel 1279, quando un documento ci fa sapere che aveva trenta fuochi.
Nel 1378 ebbe una cinta di mura con addossate robuste torri.
Nella prima metà del secolo successivo non ha preso parte alla vasta alleanza dei castelli della pianura contro Spoleto, infatti, il cardinal Vitelleschi non prese provvedimenti punitivi contro Poreta.
La massima espansione edilizia l’ebbe nel XIV – XV secolo quando, presumibilmente per l’incremento di abitanti, furono costruite numerose abitazioni esterne alle mura del castello, fino a formare un nuovo borgo.
A riprova dell’incremento di popolazione è anche l’ampliamento della parrocchiale, dedicata a San Cristoforo, terminato nel 1463, come da data letta sul vecchio portale dal Lascaris.
Nel 1490 risulta tra i castelli del distretto spoletino, ed anche nel 1522 rimane fedele alla città in occasione di un’altra ribellione di castelli soggetti a Spoleto.
Il castello di Poreta, con ogni probabilità, estendeva la sua influenza sia sul versante della valle spoletina fino a San Giacomo, sia su quello sovrastante la strada della Spina, includendo Silvignano.
Il tremendo terremoto del 1703 danneggiò gravemente il castello, il vescovo di Spoleto, Carlo Giacinto Lascaris, nel corso della visita pastorale del 1713 lo descrive come “quasi diruto e abbandonato“; la popolazione, all’epoca 201 anime, si era distribuita nelle otto ville circostanti: Colle Mattuticcio, Capo del Colle, I Cerri, Piè di Poreta, Casa Morello, Il Palazzo, Il Rio, La Piaggia.
In particolare Piè di Poreta, dopo l’abbandono del castello, divenne il nucleo abitato più importante, vi fu anche realizzata la nuova parrocchiale, sorta su di una precedente più piccola chiesa e vi fu trasferito il titolo di San Cristoforo.
Nel 1792 fu restaurata la vecchia chiesa del castello, che assunse il titolo di Chiesa di Santa Maria della Misericordia.
Nonostante il restauro della chiesa l’abbandono del castello divenne definitivo e le vecchie case comprese nel recinto delle mura divennero una comoda cava per le edificazioni che stavano sorgendo più a valle.
Successivamente, nel 1867, a seguito delle leggi di conversione promulgate dal Regno d’Italia, i possedimenti della Cappella di Santa Maria della Misericordia, contenuti entro le mura del Castello di Poreta, furono in parte acquistati dalla famiglia Pranzetti, che ne ha fino ad oggi mantenuto la destinazione e l’aspetto originario.
Lo spopolamento divenne totale negli anni cinquanta; il terremoto del 1979 danneggiò gravemente il castello e la chiesa, ormai in stato di completo abbandono.
Le residue proprietà rimaste in mano ecclesiastica furono poi, nel 1990, acquisite e ristrutturate dalla Comunità Montana, ora sono adibite ad attività ricettive.
FONTE: https://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-poreta-spoleto/
