Descrizione
Architettura
Mappa

La chiesa di Santa Maria delle Grazie, si erge con il suo convento, isolata lungo il tracciato della Flaminia dal XVI secolo, per volere di alcuni frati conventuali francescani.
Il fondatore sembra essere riconducibile a Fra Paulo piemontese, ovvero P. Paolo da Chambery, un ex soldato al seguito di Carlo VIII che scelse questo luogo per ritirarsi fino alla sua morte, sopraggiunta nell’agosto 1626.
Il convento, annesso a tale edificio, rimase attivo fino alla metà del XVII secolo, quando i francescani si videro espropriati del proprio luogo di vita e di preghiera in seguito alle soppressioni attuate dopo la bolla di Papa Innocenzo X (1644-1655) lnstaurandae regularis disciplinae del 1652. Il Convento fu un luogo di ritiro per i pochi religiosi che vi risiedevano, una media di soli quattro, ma, vista la sua posizione, tra la Valle Spoletana e la Valnerina, era anche un luogo di ristoro per coloro che vi passavano. Disposta infatti sul tracciato che si snoda da Roma ad Assisi è tutt’ora meta di molteplici pellegrini che percorrono “La Via di Francesco”.
Un unico cammino con molteplici direzioni, colori che intraprendono il percorso partendo da sud (Roma) toccando luoghi quali Greccio, Rivodutri e il Bosco Sacro del Monteluco tanto cari al Poverello di Assisi. Giunti poi nella valle spoletana, per arrivare ad Assisi, proseguono attraverso la valle umbra incontrando antichi borghi quali: Spoleto, Poreta, Trevi, Foligno e Spello. È quindi proprio in questa fase conclusiva del percorso che i pellegrini possono scorgere la chiesa di Santa Maria delle Grazie.
La località di Poreta è la tappa anche di un ulteriore percorso di pellegrinaggio: “la Via di Roma”, anch’esso inserito nel cammino per raggiungere Assisi sui passi di San Francesco.

Esterno
La chiesa di Santa Maria delle Grazie, immersa nel verde, si presenta all’esterno con una facciata molto semplice a doppio spiovente intonacata, con un portale centrale rettangolare molto essenziale inscritto all’interno di un arco a tutto sesto con lunetta cieca e fiancheggiato da due nicchie quadrate, con ogni probabilità due finestre tamponate. La parte più alta della facciata vede una finestra centrale rettangolare con grata e al di sopra di questa, in linea con il punto di contatto dei due spioventi, vi è un angioletto in rilievo dipinto. I fianchi si presentano con paramento a mattoni a vista irregolari. Nel fianco sinistro, rispetto alla facciata, troviamo un affresco del XVI secolo, in stato larvale, raffigurante San Francesco a mezzo busto che rivolge lo sguardo e la mano sinistra verso il crocifisso, realizzato più piccolo e disposto in secondo piano e in posizione sopraelevata rispetto al santo. Nell’altro fianco invece vediamo, addossato alla chiesa, un piccolo edificio conventuale. Sul tetto troviamo un campanile in pietra con doppia apertura, contenente ognuna una campana. Il tutto si trova ben inserito all’interno della campagna umbra fra campi di grano, uliveti e querceti. L’interno, invece, vede una chiesa a navata unica, un’aula senza ripartizioni interne con copertura a travi a vista; l’abside rettangolare riccamente decorato, si presenta leggermente sopraelevato grazie alla presenza di un gradino che non solo innalza la mensa d’altare, ma divide la parte del clero da quella dei fedeli in maniera quantomeno simbolica.
Interno
L’interno è tutto un tripudio di affreschi: nella navata troviamo sei edicole, rispettivamente tre a destra e tre a sinistra, con affreschi raffiguranti santi e scene religiose impreziosite da un trionfo di finti marmi, elementi geometrici e grottesche che delineano i vari elementi architettonici dell’edificio. Le scene conosciute ai più come di mano del Maestro di Poreta, sono plausibilmente da attribuire ad Arcangelo Aquilini con cui l’anonimo Maestro di Poreta si identificherebbe. Arcangelo Aquilini noto anche come Arcangelo d’Antonuccio, per distinguerlo dagli altri omonimi della famiglia Aquilini, nacque attorno al 1560 a Jesi e morì a Spoleto intorno al 1611, fu uno dei più rappresentativi esponenti, insieme ad Andrea di Bartolo e Andrea di Jesi, della famiglia degli Aquilini, pittori per otto generazioni.
Confraternita della Misericordia
Chiesa Madonna delle Grazie


